Lucilla Trapazzo -Zurigo, Svizzera

ANELLI

(Lucilla Trapazzo)

Mia Madre

Mia madre è seduta accanto a me dal dottore

Mia madre c’è e non c’è per davvero.

Le mancano pezzi.

Un giorno ha perso i denti,  poi l’udito.

Ha perso un seno, un polmone, i capelli.

Mia madre ha perso i treni i bottoni e sua madre

e l’infanzia.

Un giorno mia madre ha perso un figlio

(altri li ha lasciati andare).

Mia madre ha in tasca il suo nome

che un tempo contava vessilli.

ha un paese mia madre e una casa

che trabocca farfalle.

Mia madre ha tre uccelli che tiene legati alla vita

con cordoni di vario colore.

Se il vento si alza le sbattono addosso

in azzardo di volo.

Mia madre ha barrette di strass e volute di fumo

tra i capelli d’amianto. Mia madre ha una piega sul viso

e un lucchetto. Mia madre ha un dolore e un rosario.

Un ramo piantato sul collo e un loculo vuoto

tra suo padre e sua madre.

Mia madre ha tre figlie

e versi più belli dei miei.

Mia madre è allo specchio e mi guarda negli occhi.

Sorella

È bagnato di rosa l’asfalto davanti all’ospedale 

una nuvola crollata per sbaglio

su un muro una brutta imitazione della Madonna Litta.

Entro la stanza e il tuo silenzio

di cicoria amara.

Giro la schiena al niente che passa alla TV.

Sei cifra del tempo – questo tempo

e del pensiero nullo del rancore

per mano chiusa che rincorri invano.

E poi se carne mia mio stesso sangue

Sorella, ti fui madre e ti fui padre

E ancora ti accolgo adesso

con la resa della vela al vento.

Afferra le parole che non dico.

Ascolta oltre il muro del silenzio.

Siamo ancora uomini

e mani e bocche siamo ancora

alberi

Si tu veux quand tu veux ù tu veux 

Si rincorrono i ricordi stanotte e si confondono.

Nella foto in bianco e nero stai ridendo, alle tue spalle il mare.

E sei tu. Senza tempo.

Avevamo negli occhi le nuvole

e uno squarcio di sole.

(tra i capelli l’illusione di vetro che il tempo fosse nostro)

Avevamo la notte e il mare e un dolore

vestito di blu e il rosso carminio di risa e berretti

e una rosa recisa in un vaso.

– Je te promets le ciel – cantavi di basso ai miei piedi

ribelli.

Io sono ancora corpo, starnuto, sono fame, sono sete.                                                                                 

Sono ancora fonte e urgente nostalgia di un divino.                                                                                   

Spalanco i balconi alla notte e ti immagino luce

(ma ha davvero bisogno di un corpo l’amore?)                                                                                             

C’è un ramo fiorito al centro della mano   

 all’incrocio delle linee del destino.

– Si tu veux quand tu veux ù tu veux –

Lucilla Trapazzo è nata a Cassino. Dopo la laurea in Lingua e Letteratura Tedesca (“La Sapienza”, Roma), un MA in Film & Video (“American University”, Washington D.C.), e una continua formazione teatrale e artistica, lavora come attrice, performer, critica, regista teatrale e formatrice. 

Le sue poesie e i suoi racconti sono stati più volte premiati (alcuni: Primo Premio Opera Prima, “I Murazzi”, Torino; diverse edizioni del Premio S.Bernardino, Stimigliano; Primo Premio “Apriamo un Varco”, Roma; Premio Nazionale “Il Delfino”, Pisa; Premio Viareggio; Primo Premio “Isolimpia”, Napoli) e pubblicati in antologie, riviste e libri d’arte in Italia, America, Spagna, Macedonia, Cina, Serbia, Albania. I suoi quadri e le sue istallazioni sono stati esposti in numerose mostre (personali e collettive) internazionali. Le sue performance presentate in diversi festival di arte multimediale (Signal, Cagliari; It’s Liquid, Londra, Buenos Aires, Roma, Venezia).

I suoi libri:

 “Ossidiana”, Volturnia Edizioni, Isernia, settembre 2018

“Dei Piccoli Mondi”, Il Leggio Editrice, marzo 2019

“Trentagiorni” –Haiku Lucilla Trapazzo e foto Alfio Sacco, Il Sextante, Roma, novembre 2019

www.lucillatrapazzo.com

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